Buongiorno a tutti, cari lettori.
Oggi torno a parlarvi di bullismo, del cui edificio vi ho già illustrato ben più di una facciata all’interno dei tre precedenti scritti che ho pubblicato al riguardo.
Mentre nel primo articolo vi avevo esposto quali sono i criteri necessari perché un episodio di aggressione sia definibile come bullismo (“Il bullismo, parte I – Bullismo o non-bullismo?”), nel secondo vi avevo elencato e descritto l’identità, le caratteristiche e le dinamiche di interazione adottate dai numerosi attori che calcano il suo crudele palcoscenico (“Il bullismo, parte II – Gli attori del bullismo”). Il terzo scritto, infine, l’avevo voluto dedicare ad una figura poco conosciuta e alquanto peculiare, il bullo-vittima, in grado di essere contemporaneamente vittima e carnefice nelle relazioni tra pari (“Il bullismo, parte III – Si può essere allo stesso tempo sia bulli che vittime?”).
L’articolo di oggi, naturale prosecuzione dell’approfondita analisi che mi sono proposto di effettuare in merito a questo spinoso argomento, sarà invece incentrato sulle diverse modalità con cui il bullismo è solito diffondersi nell’ambiente – soprattutto, ma non solo – scolastico, cioè le diverse sembianze che può assumere ogniqualvolta fa sentire il suo dirompente impatto.
Troppo spesso si affibbia al fenomeno del bullismo un solo ed unico volto, o semmai un numero molto più ridotto di quanti in realtà ne esistono.
Con questo articolo, è mia intenzione mostrarvi le varie vesti con cui esso può decidere di comparire, ognuna contraddistinta da specifiche prerogative.
- Iniziamo dalla prima tipologia, probabilmente la più nota in quanto esistente fin dai tempi antichi: il bullismo fisico.
Esso è la forma di bullismo più esplicita ed evidente, essendo sia il suo verificarsi che i suoi effetti particolarmente palesi, se non addirittura “tangibili”. È anche il più classico caso di “bullismo diretto”, poiché prevede un vero e proprio contatto tra il bullo e la vittima. Quest’ultima può anche essere aggredita, oltre che dal bullo, dai di lui assistenti o vessata a parole da coloro che lo esortano nella sua condotta, i cosiddetti sostenitori del bullo.
Esempi di condotte riconducibili al bullismo fisico sono tutte quelle che prevedono un ferimento più o meno grave della dimensione corporea della vittima – schiaffi, pugni, calci, spintoni, strattoni, sgambetti – o un danno agli oggetti di sua proprietà – strappare abiti, diari o quaderni, rompere zaini, rubare penne o altri utensili scolastici ed appropriarsi delle altrui merende.
Questa forma di bullismo è ancora troppo spesso ritenuta tipica dei soli ragazzi, tant’è che viene a volte definita anche “bullismo maschile”. In realtà – questa è la mia critica alla percezione comune –, le vessazioni di tipo fisico sono state con il passare degli anni adottate sempre più come mezzo di prevaricazione anche dalle femmine, specialmente verso le coetanee dello stesso sesso.
- Il secondo tipo di bullismo è quello verbale.
Come il precedente, sebbene non ricorra alla violenza fisica, è tutt’altro che indiretto: le offese e le ingiurie proferite a voce giungono forti e chiare a destinazione, ferendo notevolmente la vittima e incrinandone l’autostima.
Lo scopo è infatti quello di farla sentire inadeguata, addirittura “sbagliata”, infierendo pressoché quotidianamente su di lei ripetendo costantemente i medesimi scherni ed oltraggi.
Gli insulti e le frasi di denigrazione possono vertere su molteplici aspetti dell’individuo, ma soprattutto su quelle caratteristiche demografiche e quei tratti di personalità colpendo i quali la sensibilità del soggetto può essere più facilmente lesa – per esempio, l’orientamento sessuale, l’etnia, il colore della pelle, il credo religioso, il tenore di vita famigliare, così come la timidezza, la riservatezza nei rapporti sociali, la gentilezza, alcune imperfezioni fisiche ed eventuali tic verbali o motori.
- Quando, oltre che o in sostituzione di un linguaggio volgare e scurrile, il bullo si adopera anche diffondendo false voci sul conto della vittima, un ulteriore esito a cui si andrà facilmente incontro è la rovina della propria reputazione, la quale è uno dei principali propositi del cosiddetto bullismo psicologico (o bullismo sociale).
Essendo tale obiettivo perseguito in maniera più sottile e subdola, questa terza tipologia si presenta come una forma indiretta di bullismo, caratterizzata dalla messa in atto di manovre tese ad isolare ed emarginare la vittima dal suo contesto di vita.
Viene sempre più a mancare il senso di appartenenza al gruppo, che sia dei pari o scolastico in senso lato. Si viene esclusi dalle attività sportive o extra-curricolari – o, al massimo, si viene scelti per ultimi –, non si viene invitati alle feste di compleanno dei compagni, non si ha più nessuno con cui eseguire insieme i compiti o trascorrere il tempo libero.
La sofferenza che ne deriva è soprattutto di natura emotiva. Una delle maggiori paure dell’essere umano è infatti quella del rifiuto, la cui percezione è ovviamente scatenata dagli attacchi e dalle condotte di disinteresse e ostracismo attuati dal bullo e da tutti coloro che, in misura non meno grave di quest’ultimo, restano indifferenti.
In verità, pur essendo probabilmente la forma di bullismo più diffusa, è anche tra quelle meno note o valutate per il loro effettivo potenziale distruttivo. Viene spesso denominata anche “bullismo femminile”, perché considerata – ormai a torto, a mio parere, per lo stesso motivo che ho addotto in precedenza per quanto concerne il bullismo fisico – l’arma elettiva delle alunne e delle studentesse. In realtà, come non sosterrò mai abbastanza, entrambi i generi sessuali sono con gli anni divenuti sempre più abili e capaci di aderire alle varie forme di bullismo, perdendo – o perlomeno riducendo – tale presunta esclusività che, invece, era più verosimile riscontrare fino a pochi decenni fa.
- La quarta categoria risponde al nome di bullismo carnale.
È forse la forma di bullismo meno conosciuta, e anche quella la cui esistenza si è meno disposti ad ammettere, perché significherebbe riconoscere la potenziale capacità dell’individuo di ferire gli altri fin da un’età molto giovane con espedienti tipicamente “adulti”.
A volte addirittura al limite del labile confine tra intenso bullismo e ambiguo maltrattamento sessuale, le azioni commesse da questo tipo di bulli si configurano come delle vere e proprie molestie, caratterizzate dalla coercizione e dall’invasione dei confini corporei della vittima.
In aggiunta a commenti sessisti o riferiti a parti fisiche connotate da un significato specificamente sessuale, il bullo carnale può perfino arrivare a toccare la vittima in alcuni punti sensibili o intimi, facendole perdere ogni vissuto di sicurezza.
Il senso di violazione, sia corporeo che psicologico, costringe il soggetto aggredito a fare i conti – spesso troppo presto o addirittura prima di raggiungere la pubertà – con la propria dimensione fisiologica, non riuscendo però così ad elaborarla adeguatamente e a viverla con serenità. Il rischio potrebbe essere quello di crescere accompagnato da un’immagine distorta di sé, della propria fisicità e perfino della legittimità dei sentimenti stessi – propri ed altrui –, con la possibile compromissione delle sue future relazioni affettive.
- L’ultima tipologia di bullismo di cui desidero parlarvi è il cosiddetto cyberbullismo.
Esso viene anche definito “bullismo online”, e non è difficile capirne il motivo: si avvale della rete Internet per attuare e propagare in maniera capillare gli effetti devastanti della sua azione.
Questo mi fornisce l’occasione per asserire un concetto a cui tengo particolarmente, e cioè che è la volontà dell’uomo a stabilire la validità di un’opera e la bontà di una condotta.
In un’epoca come la nostra, costantemente e sempre più dominata dall’avanzamento tecnologico, ogni strumento, proprio perché ampliante la gamma totale delle possibilità d’uso, può essere capace tanto di apporre benefici quanto di procurare danni.
Sta all’essere umano discernere e scegliere di conseguenza, cosa che però non fanno – e spesso volontariamente – gli esecutori di questa forma di bullismo, i cyberbulli.
Essi attuano il bullismo nella sua veste più indiretta e distaccata, ricorrendo ai mezzi di comunicazione per insinuarsi nell’esistenza delle vittime e occuparne ogni angolo di respiro.
Tramite sms, chiamate sul cellulare, chat, blog e – ovviamente – social network, il cyberbullo – o, come a volte avviene in questi casi, il gruppo di cyberbulli – si avvale dell’intera comunità online per bersagliare e mettere a nudo – a volte anche letteralmente – il bersaglio dei suoi soprusi, che solo perché non perpetrati di fronte alla vittima non sono per questo meno nocivi ed esecrabili, ma anzi – almeno a mio parere – proprio per questa ragione ancora più ripugnanti.
Del cyberbullismo, tuttavia, ho intenzione di discutere ancora più dettagliatamente, perciò vi invito a seguire il mio blog e a leggere – oltre ai vari articoli che ho già pubblicato – l’approfondimento sul cyberbullismo che costituirà il mio prossimo scritto inerente alla sezione “Bullismo”.
E riguardo invece a quanto avete appena letto? Quali sono le vostre considerazioni? Di quante di queste diverse forme di bullismo eravate a conoscenza? Sapevate che ognuna di queste, oltre che differente nelle sue caratteristiche, si distingue dalle altre per dinamiche e grado di ripercussioni? E quale (o quali) di loro – se avete un’opinione in tal senso – reputate la più deleteria e malvagia?
Come sempre, cari lettori, potete far sapere – a me e a tutti coloro che seguono il mio blog – che cosa ne pensate lasciando un commento in fondo all’articolo, dandomi un vostro riscontro e condividendo il mio contributo sui vostri social network – che, in tal caso, possono per l’appunto essere utilizzati per uno scopo costruttivo e rispettoso degli altrui diritti.
Non mi resta quindi che darvi appuntamento alla prossima, con un articolo – vi lancio un indizio – che vi farà venire la voglia di ridere a crepapelle.
A presto!
Dott. Jacopo Pesenti
Buongiorno Jacopo, questo articolo è una vera sofferenza! Leggendolo mi sono persa nei ricordi. Rivedo una bambina esile e spaesata che dopo una settimana trascorsa in un Istituto tra bambini come lei era felicissima di tornare, seppur per soli due giorni, in seno alla famiglia che per tutta la settimana era presente nel suo cuore. Tornava a casa con la gioia nel petto, si sentiva protetta tra quelle mura domestiche, tra le braccia dei suoi cari…….
Purtroppo non era così quando usciva a giocare nei prati davanti a casa o per le vie del suo quartiere. La rivedo correre inseguita da bambini, più o meno della sua età, con a capo un ragazzino che impugna un tizzone ardente e quando la bambina non ce la fa più e cade a terra il ragazzino le si avvicina, seguito dal suo gruppetto di sostenitori, e le appoggia la brace sulla gamba scoperta, ridendo insieme ai suoi complici, di quella bimba che piange di dolore e di frustrazione. La rivedo giocare per i prati felice con le sue amichette e risento la voce di un bambino gridarle:”gambe storte, piedi storti, gambe storte, piedi storti!”… e mi riecheggia ancora nella testa la risata di scherno del bulletto. Quando giocava a strega chiama colore, a palla battaglia, a rialzo, a prendersi, al salto della corda, e molti altri giochi dove la corsa e la velocità erano importanti la bambina non si tirava mai indietro ed era strafelice che le permettessero di giocare con loro, si sentiva accettata e ben voluta dal gruppo, finchè non sentiva sussurrare:” lei gioca di legno”(cioè per finta, senza importanza). Potete certo immaginare la delusione provata, la sua anima fatta a pezzi. Lei però non cedeva, la sua volontà di essere considerata al pari di tutti gli altri non veniva meno, nonostante tutto. La bambina è cresciuta, ora è un’adolescente alle prese col suo cambiamento fisico e mentale, iniziano le prime “cotte”, i primi palpiti d’amore ingenuo, le prime feste tra ragazzine e ragazzini, dove i balli lenti la facevano da padroni e c’era sempre il ragazzo addetto al giradischi e la ragazza che faceva da tappezzeria, indovinate un po’ dove troviamo questa ragazzina? Eh già, proprio lì, seduta con la bibita in mano che guarda il suo “amore” segreto che balla con un’altra.
Ora la rivedo seduta al suo banco del liceo con l’angoscia di essere chiamata alla lavagna, ma non perché non abbia studiato, è solo che quando deve parlare davanti al professore e a tutta la classe, si fa prendere dall’ansia e gli si svuota la mente. In una di queste volte il professore di matematica le dice in un perfetto latino:”la mente sana si trova in un corpo sano”, mortificata ritorna al suo banco e vede i suoi compagni ridere sotto i baffi. Passa altro tempo e viene a sapere da un amico che girano voci non vere sul suo conto, in pratica viene bollata per una ragazza di facili costumi, anche se lei di sesso non ne sa ancora niente. Le voci però ci sono e lei non ha più voglia di uscire di casa, si sente sporca anche se non ha nessuna colpa. Una sera a casa di una vicina è sola col figlio di questa, si sente al sicuro, è insieme ad un ragazzo che la vista crescere, che è amico dei suoi fratelli, si confida con lui e in risposta lui la prende in braccio. Credete che voglia consolarla? Lei pensa di si, invece lui inizia a palpeggiarla e a toccarsi. Orrore!…..Lei fugge a casa si rifugia in camera e piange disperata senza trovare il coraggio di parlarne ai suoi. Lui tutte le volte che la vede la schernisce e la cosa la fa sentire indegna, sporca e vigliacca. Povera ragazza!
Lei lascia il liceo, si iscrive ad un corso serale per segretarie e trova un lavoro, si iscrive a scuola guida e prende la patente. Ce l’ha fatta a dispetto di tutti quelli che l’hanno umiliata e derisa, riprende in mano la sua vita e si diverte insieme a nuovi amici e a quelli che non l’hanno fatta sentire inadeguata, che non l’hanno fatta sentire sporca.
In questa storia di bullismo ce n’è in abbondanza e in quasi tutte le sue forme, manca giusto il cyber bullismo e poi siamo al completo, ma allora internet non esisteva e non c’erano nemmeno i cellulari, in compenso c’erano le male lingue (non che oggi non ce ne siano) ed il passa parola e se si voleva far del male a qualcuno, il risultato era assicurato anche così.
In conclusione penso che il bullismo in tutte le sue forme e sfaccettature sia orripilante, sia una forma di vigliaccheria e una tortura fisica, ma soprattutto mentale ed emotiva che viene messa in atto da persone subdole e indegne.
Comunque ce la si può fare, basta non arrendersi e ritrovare la fiducia nelle persone, ma sopra ogni cosa credere e ritrovare la fiducia in sé stessi.
Chiedo scusa per la lunghezza di questo commento e spero non vi sia venuto a noia. Un saluto da Patrizia.
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