Buongiorno a tutti voi, cari lettori, e bentornati.
Spero abbiate trascorso serenamente il Natale, in un clima gioioso e spensierato.
Il nuovo anno è ormai alle porte. Dunque quale occasione migliore per trattare un argomento che riguarda indistintamente molti di noi – uomini e donne, giovani, adulti e anziani – e su cui a volte solamente la conclusione dell’anno in corso ci costringe a riflettere?
Probabilmente vi siete già fatti un’idea.
Avete indovinato a quale tipologia di persone si riferisce il ragionamento espresso dal titolo di questo mio articolo?
Esattamente, ai cosiddetti procrastinatori.
Avete mai scelto di compiere un passo decisivo nella vostra vita, ma dopo l’iniziale impeto il vostro entusiasmo è andato rapidamente scemando?
Quanto spesso vi succede di imporvi una meta, un compito, un obiettivo, desiderandone ardentemente la realizzazione, per poi sospendere il vostro impegno ad adempiere ad esso?
Quante volte avete pensato “Oggi non ho la voglia / la forza / l’ispirazione. Posso sempre farlo domani.”?
Se anche non fosse il vostro caso, sono sicuro che conoscete senz’altro qualcuno costantemente assalito da questi invalidanti conflitti.
Ma che cos’è precisamente la procrastinazione?
Per me, che considero tanto affascinante quanto rivelatoria la conoscenza insita nei nomi delle parole, è indispensabile partire dalla sua etimologia.
Il termine procrastinazione deriva dai due vocaboli latini pro e cras, che rispettivamente significano “davanti, a favore di” e “domani”.
Il significato che ne risulta è quindi “optare per il domani”, “preferire il dopo al prima”.
La procrastinazione è infatti la tendenza comportamentale di alcuni esseri umani a rinviare nel tempo l’esecuzione di determinate azioni a favore di altre capaci di garantire una soddisfazione più immediata o a breve termine.
Questo avviene malgrado la piena e lucida consapevolezza che questa deviazione dai propri iniziali propositi può provocare il loro fallimento e che il bilancio dei costi e dei benefici calerà in maniera significativamente negativa in direzione dei primi.
Ciò è dirimente per una fondamentale differenziazione. Un individuo può veramente credere che le sue precedenti priorità non abbiano più la medesima importanza: in tal caso, la sua risoluzione a rimandare i propri programmi è guidata sia dalle emozioni contingenti che dalla convinzione – prettamente cognitiva – che stia facendo la cosa giusta per sé.
Il vero procrastinatore, al contrario, mantiene intatta la comprensione che gli obiettivi che si è prefissato hanno ancora un valore e che non potranno essere raggiunti con una condotta lassista e negligente: agisce nonostante questa chiarezza.
Ci tengo inoltre a sottolineare un’altra differenza basilare.
Se questa tendenza al rinvio si manifesta solo saltuariamente, essa è più correttamente identificabile con la più semplice – ma non per questo da ignorare – pigrizia.
È quando il suo ricorso diventa cronico e automatico – dunque una vera e propria abitudine – che si può propriamente parlare di procrastinazione.
Secondo Piers Steel, docente presso l’Università di Calgary in Canada e considerato uno dei massimi esponenti sul tema, rientrerebbe nella categoria “procrastinatori” almeno il 15-20% della popolazione mondiale.
Dato che la procrastinazione non è altro che un meccanismo di coping – ovvero un strategia atta a fronteggiare situazioni stressanti –, l’evitamento del quotidiano che essa promuove sarebbe interpretabile come il tentativo di discostarsi da questioni la cui urgenza le rende poco appetibili ai nostri occhi.
Ignorare le impellenze viene quindi percepito come un sollievo, sebbene implichi in realtà una resa, un’ammissione di impotenza.
Il motivo per cui solitamente le persone adottano la procrastinazione è riconducibile a vissuti di paura o di ansia per una prestazione o un compito imminente. Invece di svolgerlo, il rinviarlo in un secondo momento sembra garantire una sensazione di benessere, ma questa è in realtà effimera, fugace, tutt’altro che duratura.
La distrazione dalla preoccupazione si configura soltanto come a breve termine: non appena la scadenza di ciò che si è rimandato riappare nel nostro orizzonte percettivo, la paura e l’ansia originarie si ripresentano intensificate, aumentando le probabilità di cristallizzare l’individuo negli automatismi di un procrastinatore estremo.
Accedere ai propri social network, navigare in Internet e simili intrattenimenti – quando intrapresi come tattica per evitare la pianificazione e per occupare il tempo spendibile produttivamente – si rivelano ben presto espedienti futili e inefficaci.
Un ulteriore disagio che la persona può vivere via via che si accentua la sua tendenza procrastinante è quello dovuto al senso di colpa per ciò che ha ritardato – o addirittura di vergogna, se la sua condotta ha avuto ripercussioni ormai irreversibili.
La procrastinazione cronica può infatti provocare serie conseguenze negative nei vari contesti di vita.
In ambito scolastico può infatti portare a trascurare gli studi, mentre in ambito lavorativo ad essere poco produttivi e a rischiare così di incorrere in svalutazioni o licenziamenti.
Può anche ripercuotersi pesantemente sulla salute dell’individuo, spingendolo a posticipare accertamenti o cure – tanto mediche quanto psicologiche – necessarie al suo recupero e al ripristino delle sue capacità.
Infine, chi procrastina tende anche più facilmente a non rispettare le scadenze dei pagamenti e a non risparmiare il denaro accumulato negli anni, privandosene con meno raziocinio.
Uno studio condotto dalla Case Western Reserve University nel 1997 ha addirittura dimostrato che gli studenti universitari con tratti procrastinatori sono significativamente più stressati dei loro compagni di corso, si ammalano più frequentemente e conseguono perfino voti molto più bassi alle prove e agli esami.
La propensione dei procrastinatori a sostituire attività prioritarie e spesso anche urgenti con altre più gradevoli ma meno rilevanti è da far risalire alla loro preferenza per una tipologia di piacere ben precisa, il cosiddetto piacere edonico.
Fondato sulla semplice soddisfazione di un bisogno o di un desiderio, il piacere edonico non tiene conto delle possibili conseguenze future derivanti da un comportamento prorogante, perché l’unica componente che viene valutata – e solo dal punto di vista emotivo – è quello della gratificazione immediata.
Al contrario, il piacere eudemonico coincide con il senso di orgoglio e l’appagamento nati dalla realizzazione personale. L’espressione delle proprie qualità – spesso anche in nome di obiettivi impegnativi o elevati – non è un semplice stato, ma un processo continuo e costantemente rinnovabile nel tempo.
Il benessere, in tal caso, coincide con l’autodeterminazione e con la lungimirante consapevolezza che quello che si fa “oggi” appronta cospicui benefici per il “domani”.
Anche quando questo implica uno sforzo e una responsabilità non indifferenti.
Non a caso, è stato dimostrato che i procrastinatori provano avversione a proiettarsi verso i loro obiettivi proprio perché hanno difficoltà a visualizzarsi nel futuro.
Uno studio che mi interessa molto citarvi è quello condotto da Hal Hershfield, psicologo alla Anderson School of Management dell’UCLA, che consisteva nell’analisi dei pattern di attivazione neuronale in soggetti a cui veniva richiesto di direzionare il pensiero su stimoli diversamente collocati nel tempo.
Nelle due condizioni in cui i partecipanti all’esperimento dovevano immaginare alcuni attori famosi – quali Matt Damon e Natalie Portman – e se stessi nel futuro, le aree cerebrali che si mobilitavano erano le medesime.
Diverse erano invece quelle attivate dal figurarsi la propria persona nel presente.
Questo indica che nei procrastinatori vi è un vero e proprio impedimento a connettersi con il proprio “Sé futuro”. La propria versione successiva viene infatti da loro percepita come slegata da quella attuale – elaborandola similmente a quella di un estraneo, quasi non gli appartenesse – e solo minimamente influenzabile dalle scelte e dalle azioni – o inazioni – che essi compiono nel presente.
Questo fenomeno è noto come miopia temporale.
Ecco perché lo scoraggiamento dei procrastinatori è ancora maggiore rispetto a chi non lo è nei confronti di risultati non riscontrabili immediatamente: non c’è sufficiente investimento affettivo nelle proprie capacità progettuali.
Altre variabili che sono emerse direttamente correlate alla procrastinazione sono l’assenza di motivazione – che induce quindi disinteresse –, una ridotta concentrazione, una bassa autostima, l’avversione per le responsabilità e la paura dell’insuccesso. Una scarsa fiducia nelle proprie capacità predispone infatti a non tentare nemmeno di perseguire gli obiettivi che pur si anela di veder concretizzati.
Talvolta alla base della procrastinazione vi può essere però anche la paura del successo: a causa del senso di colpa originatosi per aver conseguito qualcosa che si crede di non meritare, alcune persone sono meno propense a cominciare azioni che concederebbero loro di ottenere risultati di prestigio.
In altre occasioni, alla base di questa caratteristica vi è invece il timore che le aspettative altrui aumentino in seguito ad un esito positivo, innalzando i parametri e facendole sentire costrette ad uniformarsi a standard sempre più elevati.
Questi vincoli, in alcuni individui procrastinatori, possono anche condurre a reazioni di rabbia, non considerando più tollerabili le pressioni a cui si è sottoposti.
Sito web di psicologia (consulenze, video-sedute e contatti):
Psicologo Treviglio – Dott. Jacopo Pesenti – Studio di Psicologia
Eccoci giunti alla fine di questo mio articolo.
Che ne pensate? Avevate mai sentito parlare di “procrastinazione”? E avevate un’idea di quali possono essere le sue ripercussioni sulla nostra vita quotidiana?
E voi, vi considerate dei procrastinatori? Se sì, in modo lieve ed occasionale o in maniera più seria e radicata?
Con la speranza che abbiate trovato questa lettura piacevole e soprattutto utile, vi invito a lasciare un commento e a sentirvi liberi di pormi qualsiasi domanda vogliate rivolgermi per approfondire qualche aspetto o semplicemente per soddisfare una vostra curiosità.
Ricordate, il domani è ignoto, misterioso, anche quando lo diamo per scontato.
Possiamo solo immaginare che cosa aspettarci, e da un momento all’altro – a volte quando è ormai troppo tardi – può sopraggiungere il rimpianto per essersela presa comoda.
È l’oggi ciò su cui possiamo certamente agire.
Al di là delle debite e naturali pianificazioni della vita, per il domani si può invece prevenire.
Se avete dunque in sospeso un compito o un obiettivo che vi eravate prefissati, adoperatevi per raggiungerlo.
Non ci sono più scuse, il 2017 è agli sgoccioli… A meno che non intendiate l’imminente gennaio, non procrastinate dicendovi: “Lo farò l’anno prossimo.”
Per quanto riguarda il mio prossimo articolo, vi do appuntamento qui nel mio blog tra due settimane. O tra un mese… anzi, tre mesi… facciamo un anno?
A presto, auguro di cuore a tutti voi un Felice Anno Nuovo!
Dott. Jacopo Pesenti
Buongiorno Jacopo, la parola procrastinazione l’ho già sentita, ma per me era un concetto di aiutare, di promuovere, come procrastinare una causa, aiutare un qualcuno. Non avevo mai pensato agli altri significati. Ragionandoci su, dopo aver letto l’articolo, mi sento un po’ procrastinatrice, si, perchè pur avendo quasi sempre preso le cose di petto, molto spesso ho rimandato delle decisioni al dopo, al domani……”Domani è un altro giorno!”come diceva Rossella in celebre film.
Per capirci, ho rimandato la questione di recarmi da uno psicologo per ben 3 anni e mezzo, dicendomi che potevo farcela da sola ad affrontare il mio lutto, ma quando ho iniziato ad avere pensieri poco piacevoli per la mente, ho preso la decisione di vedere uno psicologo. anche qui, però ho procrastinato per un paio di mesi, poi alla fine mi sono decisa a chiamare e fissare un appuntamento. Devo dire che questa decisione, anche se tardiva, sta dando dei buoni frutti. Ho ancora una questione in sospeso ed è quella di riprendere ad andare in bicicletta, però sinceramente ho una paura boia di cadere e compromettere l’intervento a cui sono stata sottoposta 5 anni or sono. “Mai dire mai….”, per cui sto andando in palestra per rinforzare i muscoli e forse, anche con l’aiuto di uno psicologo di mia conoscenza, potrei a breve riprendere fiducia nelle mie capacità e rimontare in sella, o almeno ci proverò. Molte volte pensandoci, si rimandano le decisioni, i progetti, le cose che si vorrebbero fare al dopo, al domani, forse per pigrizia, per paura, per poca convinzione, ma come scritto nell’articolo il domani è sempre un’incognita e non sempre va come ci immaginiamo o come speriamo o desideriamo……quindi se possiamo, non rimandiamo al domani, viviamo le nostre emozioni e i nostri sogni ogni momento, ogni giorno, si, perchè il domani è già qui. Sperando di aver fatto, con questo mio scritto, cosa gradita a tutte le persone che seguono questo blog, ringrazio il mio psicologo per l’aiuto che mi sta dando e che mi darà. Colgo l’occasione di augurare a tutti un sereno, prospero e felice anno 2018, (non 2019). Ciao a tutti da Patrizia.
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Buongiorno Patrizia!
Ti ringrazio per il tuo commento.
In effetti, “procrastinazione” ha come significato quello che ho esposto nel mio articolo.
Quello che intendi tu è appunto invece reso da altri termini, come “promuovere” o “intentare”, che abbinati alla parola “causa” veicolano però un’altra sfumatura semantica, che non coincide con il “rimandare nel tempo”.
Mi fa molto piacere che questo articolo ti abbia spinto a riflettere su te stessa. Non credo tu sia a tutti gli effetti una persona procrastinatrice, ma a volte anche chi non lo è caratterialmente – per motivazioni quali incertezza o timore – può tendere a rinviare decisioni più o meno importanti perché collegate a qualcosa di ignoto, o perché percepite come possibili promotrici di una svolta che non si è certi di voler intraprendere.
Anche quando sentiamo fortemente il bisogno di intervenire in qualche modo sulla nostra vita.
Apprezzo tanto la tua condivisione: dopo tre anni e mezzo (e ti assicuro che c’è chi finisce per attendere anche di più), hai deciso di ricorrere all’aiuto di uno psicologo (a proposito, grazie mille per i tuoi rimandi positivi su questo punto! Te ne sono grato) e hai potuto constatarne in prima persona i benefici e le implicazioni, confrontandole con le aspettative che nutrivi in precedenza.
Una decisione importante come questa, per quanto opportuna, può essere accompagnata ed eventualmente inficiata dalla paura dell’ignoto, proprio perché la professione dello psicologo, specialmente in Italia, viene a volte ancora riduttivamente fatta coincidere con la sola cura dei “malati mentali” e con una spossante analisi da “strizzacervelli”, facendoci sentire biasimati – tanto dagli altri quanto da noi stessi – anche al solo contemplare l’idea di tentare un simile percorso.
Mi fa piacere che, dopo averla ponderata a lungo, tu non ti sia pentita della scelta che hai fatto.
Esattamente, il domani è già qui, oltre che essere imprevedibile.
Il mio invito è di approcciarsi ad esso al meglio delle nostre possibilità, agendo con consapevolezza e tempismo sul presente!
Grazie di nuovo per il tuo commento e di nuovo Buon Anno, a te e a tutti i lettori!
Alla prossima!
Dott. Jacopo Pesenti
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Buon pomeriggio,
sono Paola pensavo di avere obiettivi e qualità ma in questo periodo sto procrastinando tante cose tra cui il lavoro per motivi di salute.
Sto scoprendo cose nuove di me che non pensavo di avere nel bene e nel male grazie anche al supporto della psicologia e del Dr Pesenti che mi aiuta in questo nuovo percorso.
E’ la prima volta che entro in un blog e devo dire che sono un po’ in imbarazzo.
Termino dicendo che credo molto nella Psicologia e Scienze affini così come nel Dr Pesenti stesso. Mi sono rivolta a Lei grazie a mio marito ed a una mia collega di cui mi fido che ho ascoltato ma che ahimè non lavora più con me.
Cari saluti a tutti
Paola
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Buonasera Paola!
La ringrazio per il suo commento, l’ho apprezzato davvero molto.
La invito a non essere in imbarazzo, per quanto comprensibile: le dinamiche di questo blog – che ci tengo sia il più possibile anche uno spazio in cui riflettere insieme e confrontarsi – sono in effetti molto semplici, e sono sicuro che qualsiasi suo commento – oltre che dal sottoscritto – sarebbe volentieri letto anche dagli altri visitatori.
Grazie di nuovo per la sua stima, le auguro nel frattempo una buona serata!
Dott. Jacopo Pesenti
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Spesso è difficile uscire dalla propria area di benessere, di agio, di normalità e affrontare una situazione che non vorremmo affrontare per paura del fallimento.
Nell’articolo parli di un procrastinare nonostante la chiarezza di una perdita di efficacia sul “domani”. Ma si può parlare di procrastinare anche se la persona pensa che il domani sia un momento con caratteristiche più favorevoli per l’azione in sè piuttosto che l’agire ora?
Come se l’agire domani sia più strategico per la buona riuscita dell’azione, al contrario dell’agire “di pancia”, travolti dal vortice delle emozioni ad esempio.
A volte si vorrebbe anche agire subito ma il contesto attorno frena o non rispecchia le nostre ideali aspettative, quindi si attende il momento ideale, le condizioni che riteniamo ideali (che poi non è detto arrivino o si presentino come vorremmo)…
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Ciao Sjmon,
che piacere trovarti qui sul mio blog! E’ stata davvero una piacevole sorpresa.
E sorprendente è secondo me anche la riflessione che hai offerto con questo tuo primo commento. Fai bene a chiedere, mi dai così la possibilità di approfondire un’altra distinzione, oltre quella tra procrastinazione e pigrizia: quella tra procrastinazione e “autocontrollo”.
Quando tu parli di “agire” facendo maggior leva sulla pianificazione, proprio perché il raziocinio ci fa capire che il “domani” ci sarebbe più favorevole all’oggi, allora senz’altro non è procrastinazione (termine che possiede un’accezione tendenzialmente negativa).
Esso è autocontrollo, in quanto, operando un bilancio tra benefici e svantaggi, fa intuire alla persona che è meglio attendere un momento più propizio per intervenire su una situazione, pena il rischio che – oltre a non risolverla affatto – addirittura la si peggiori.
Mentre il procrastinatore decide consciamente di rimandare nel tempo una linea di condotta sebbene sappia che così non sta facendo il proprio bene, il medesimo proposito temporeggiante – ma sempre consapevole – di chi esercita autocontrollo è una vera e propria strategia volontaria, un processo evoluto e affatto limitante per la propria crescita e la propria autorealizzazione, e che al contrario è in grado di contrastare l’impulsività che spesso ci caratterizza – chi più, chi meno – e che solo a volte ci garantisce i risultati che ci si è prefissati.
Se poi, come dici tu, Sjmon, le condizioni favorevoli non si presentano nell’ambiente esterno che ci circonda come invece ci attendevamo, allora sarà nostro compito riaggiustare il tiro, ricalibrare la rotta sul nuovo sentiero che ci troviamo davanti, che spesso, purtroppo, non è infatti quello che avremmo eletto, ma è quello che la società ci concede.
Anche questo è “adattamento” – concetto fondamentale secondo me in psicologia, in quanto strettamente legato al benessere psicofisico di ogni essere umano. Attendere oltre misura che le cose cambino da sole a nostro favore quando abbiamo ormai appurato che così non può più essere sarebbe soltanto un “illuso immobilismo”, una speranzosa ma letale trappola da sabbie mobili.
Sperando che la mia risposta si riveli per te soddisfacente ed esauriente, non avere però alcuna remora a chiedermi dell’altro sull’argomento, qualora tu ne avessi il desiderio.
Grazie ancora per il tuo commento, sono sicuro che ciò che hai sollevato – e spero quindi anche la mia risposta al tuo intervento – interesserà molti altri lettori di questo blog.
Un caro saluto e a presto!
Dott. Jacopo Pesenti
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Fallo oggi per fare niente domani XD Eudemonia portami via, a volte eccedo in questa
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Grazie mille per la tua condivisione, haikuspot,
sono contento che l’articolo ti sia piaciuto!
In realtà sarebbe una sorpresa, ma sappi che nel prossimo futuro (non so però dirti con certezza quando lo pubblicherò) scriverò un articolo che tratta dell’altra faccia della medaglia, e cioè del fenomeno opposto a quello della procrastinazione. Credo – o almeno spero – che lo troverai utile o quantomeno interessante!
Nel frattempo, ti invito a seguirmi nell’esplorazione del mio blog e nella lettura degli altri miei articoli, che spero tu possa trovare altrettanto piacevoli. Se vuoi condividere qualcosa con me o con gli altri lettori – dubbi, curiosità, esperienze, richieste di approfondimenti o anche di tematiche che vorresti io affrontassi -, sono a tua totale disposizione.
Grazie di nuovo e a presto!
Dott. Jacopo Pesenti
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Massì, frugherò volentieri. Grazie della disponibilità! 😉
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Figurati! Per me è un vero piacere!
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