Buongiorno a tutti, cari lettori.
Quest’oggi ho intenzione di condividere con voi un articolo che in questi giorni ho scritto appositamente in vista della ricorrenza di una festa che tanto è apprezzata dagli innamorati quanto poco è invece tollerata – perlomeno a volte – da chi non lo è: San Valentino.
A dire il vero, la mia opinione è che tale occasione possa risultare un monito frustrante e un rimando crudele non tanto a chi non è scombussolato dal sentimento amoroso – che forse la percepirà dunque in maniera neutra e giustamente distaccata – quanto a chi, pur vivendolo, non si trova corrisposto o non può dirsi certo che i suoi sentimenti siano ricambiati dalla persona che riscuote il suo interesse.
Per me – specialmente in una società che, seppur più critica e presente a se stessa per certi aspetti, presenta ancora molti pregiudizi, ipocrisie e ansie ingiustificate – non sarà mai superfluo affermare quella che ormai è diventata una sorta di mio aforisma personale:
“L’amore è più democratico di qualsiasi governo.”
L’amore sincero, autentico e disinteressato – ma anche nelle sue forme più lievi e temporanee – coinvolge ogni essere umano, indipendentemente dalla razza, dall’età, dallo status socio-economico, dal livello di scolarità, dalle credenze religiose, politiche e filosofiche, dal genere (cioè se si è maschi o femmine) e dall’orientamento sessuale (cioè se si è attratti dal sesso opposto al proprio, uguale al proprio o da entrambi i sessi – o, dato che vi è anche questa possibilità, da nessuno dei due).
Il concetto che più mi preme illustrare in questo articolo è che esistono molteplici sfaccettature dell’amore, non un unico e indiscutibile esito.
Ma per quanto ciò possa valere proprio in funzione delle differenti e più o meno duttili preferenze sessuali di ciascuno di noi, in questo scritto intendo concentrare l’attenzione sulle diverse caratteristiche psicologiche che l’amore può assumere in quanto tale – riservandomi di affrontare in modo approfondito e obiettivo la sessualità e l’orientamento sessuale (che non sono la stessa cosa!) dell’essere umano in un’apposita sezione di articoli che inaugurerò nel prossimo futuro.
Esistono infatti numerose configurazioni dell’amore, e in questo scritto ho deciso di presentarvele sulla base di quella che in psicologia è nota come la “teoria triangolare dell’amore”.
Essa si riferisce al modello esplicativo elaborato da Robert Sternberg, uno psicologo americano che ha tentato di spiegare le dinamiche del funzionamento delle relazioni di coppia.
Secondo Sternberg, esisterebbe ben più di un’unica modalità di amare la propria compagna o il proprio compagno di vita.
Nello specifico, ci sarebbero sette possibili tipologie di amore, risultanti dalla diversa combinazione di tre componenti.
Per potervi spiegare al meglio le sette categorie dell’amore, devo pertanto prima nominarvi e definirvi i tre fattori che possono o meno caratterizzare questo sentimento magico e vitale.
- Il primo è l’intimità.
Essa corrisponde al senso di affinità che l’individuo chiaramente avverte per il proprio partner. Incrementa la confidenza dell’uno nei confronti dell’altro e favorisce la condivisione dei propri sentimenti, che vengono facilmente e spontaneamente comunicati in quanto si constata nella propria dolce metà un’apertura mentale e affettiva verso i nostri vissuti.
La persona attribuisce grande importanza a chi ama e in questo senso ella è a sua volta ricambiata, in un atteggiamento di mutua scoperta e di reciproca valorizzazione.
- La seconda dimensione è invece quella della passione, che – come credo sia abbastanza intuibile – riguarda maggiormente l’area della corporeità.
Essa si riferisce all’attrazione fisica e al desiderio sessuale nutriti per l’oggetto delle proprie attenzioni. Caratterizzata, se presente, da una peculiare intensità frequentemente accompagnata da impulsività, in essa riveste un ruolo preponderante l’istinto e la ricerca di un’unione fisica – o anche romantica – con il partner.
La passione, in misura differente a seconda delle coppie, può anche comprendere l’instaurarsi di rapporti di dominio o di sottomissione più o meno adeguatamente calati nella sfera relazionale in generale, oltre che in quella sessuale.
- Il terzo fattore, infine, è la cosiddetta decisione-impegno.
Come avrete probabilmente intuito dalla sua denominazione, essa è composta da due distinte sfaccettature, ognuna delle quali non discende necessariamente dall’adempimento dell’altra.
Si può, ad esempio, farsi carico di un progetto relazionale anche se non si ha maturato la seria convinzione di donarsi all’altro. Allo stesso modo, si può anche optare consapevolmente per un piano di vita insieme, ma – proprio perché in contrasto o in conflitto con i propri veri desideri o bisogni – non si riesce a profondere o a mantenere l’impegno a costruire attivamente un legame duraturo.
Mentre infatti la decisione poggia su fondamenta più provvisorie e incipienti, l’impegno coincide con un processo a lungo termine, alimentabile e rinnovabile nel tempo. Questa coppia di ingredienti suscita un senso di responsabilità nei confronti del legame che si sta vivendo con l’altra persona, e se l’intenzione è reciproca favorisce il superamento delle avversità e delle incomprensioni quotidiane, preservando l’affetto e la complicità.
Eccovi quindi spiegate nel dettaglio, cari lettori, le tre componenti centrali dell’amore. Il loro significato e le loro implicazioni vi saranno indispensabili per comprendere i tratti tipici delle sette possibili forme in cui può tradursi questo basilare quanto evoluto sentimento.
Il modello di Sternberg è definito triangolare perché le sette esplicazioni dell’amore derivano dalla combinazione eterogenea di alcuni oppure di tutti questi tre fattori, che l’autore ha immaginato collocabili ai vertici di un ipotetico triangolo.
Procedo ora ad illustrarvi – una per una – le suddette tipologie di amore.
- La prima è la cosiddetta simpatia (componente presente: intimità).
Al di là del suo significato canonico, tale eventualità si verifica quando due persone, senza provare passione né riversare impegno per un progetto amoroso, si trovano però completamente a proprio agio l’una con l’altra in un clima di calore e di condivisione.
Può durare molto a lungo, ma più che un lieve amore può anche essere considerata una vera e propria – per quanto speciale – amicizia.
- La seconda tipologia è la cosiddetta infatuazione (componente presente: passione).
Tipica dei ben noti “amori a prima vista” – dai quali però a mio parere possono anche nascere le relazioni più genuine e imperiture –, è solitamente caratterizzata da una durata molto più breve della simpatia e di qualsiasi altra forma d’amore, risultando spesso perfino effimera.
Questo è il più delle volte dovuto al fatto che, con una maggiore conoscenza dell’altra persona, l’iniziale sua idealizzazione – operata sotto il dettame della speranza e di aspettative molto elevate o addirittura irrealistiche – è destinata a scontrarsi con l’esperienza obiettiva, in seguito all’impatto con una più realistica – ma proprio per questo non sempre facile da accettare – presa di consapevolezza.
L’infatuazione si distingue tuttavia per una spiccata intensità, avendo appunto alla sua base come unico fattore la passione.
- La terza forma d’amore risponde invece al nome di amore vuoto (componente presente: decisione-impegno).
Questa categoria riguarda soprattutto le relazioni che hanno avuto modo di protrarsi nel tempo, ma senza essere sostentate dall’intimità né dalla passione.
È il caso delle coppie che, ulteriormente consolidatesi dopo il matrimonio o durante la convivenza, vedono estinguersi la scintilla che aveva dato inizio a tutto quanto – che sia per cause sopraggiunte a posteriori o perché fin dal principio non sussisteva la giusta miscela di attrazione e intesa.
Il prolungarsi del rapporto è dunque consentito esclusivamente grazie ad uno sforzo volontario, ad esempio per evitare un dispiacere al partner – sebbene la maggior parte delle volte entrambi non nutrano più alcun sentimento per l’altro –, per non infrangere i valori e i princìpi in cui si crede fermamente o nel tentativo di preservare lo status economico o il benessere dei figli in una famiglia già costituita.
Spesso, addirittura, si agisce – o si procrastina l’agire (vi consiglio a tal proposito la lettura del mio articolo “Perché fare oggi quello che si può fare domani?”) – per il puro timore di modificare lo status quo, l’equilibrio della situazione in atto.
Come avrete notato, in queste tre casistiche la componente dell’amore presente era una e una soltanto.
- Nella quarta, ovvero l’amore romantico, sono al contrario due gli ingredienti (intimità e passione) uniti a concorrere per la qualità della relazione.
Intimità e passione, benché intatti, non sono sufficienti a garantire l’eternità del rapporto: senza infatti un’effettiva decisione e un solido impegno, la condivisione di un progetto futuro è ridotta, insufficiente, se non totalmente assente.
È il tipo di amore più soggetto a labilità e volubilità: mancando spesso di concretezza, la sua eccessiva astrazione senza radici attecchite nel profondo fa sì che, di fronte ad un ostacolo o ad un’avversità, non si disponga degli strumenti cognitivi ed emotivi necessari per affrontarli come una coppia stabile e motivata.
- La quinta tipologia, l’amore-amicizia (componenti presenti: intimità e decisione-impegno), ben rappresenta gli individui che, per quanto innamorati e interessati l’uno all’altro, difettano all’interno della loro relazione della sopraccitata passione.
In una coppia affiatata, infatti, questa non viene mai a mancare per troppo tempo, al netto ovviamente delle fisiologiche fluttuazioni di tipo biologico e della predisposizione psicologica influenzata da numerosi fattori contingenti, anche esterni al legame tra i partner.
Attenzione, cari lettori: nell’amore-amicizia la dinamica tra le due persone funziona in sé per sé.
A me piace usare la seguente metafora: di combustibile ce n’è in abbondanza, le scorte di legna pronte all’uso non scarseggiano affatto, ma è il carburante, la “benzina”, ad essere di quantità – o qualità – insufficiente a far avvenire la combustione. È il caso, ad esempio, di alcune coppie più mature o di quelle che, pur continuando a ricercare e a godere della reciproca compagnia, hanno visto sfumare il desiderio sessuale negli anni – a volte mesi – successivi all’essersi sposati, i cosiddetti “matrimoni bianchi”.
- Ma a mancare di un ingrediente ancora più imprescindibile è l’amore fatuo (componenti presenti: passione e decisione-impegno), che – proprio come i fuochi fatui –, reggendosi su condizioni instabili e incomplete, può rivelarsi evanescente, illusorio, destinato a non durare, in quanto l’impegno è costruito solo ed esclusivamente sulla passione, sulla dimensione fisica.
Tale amore è quindi privo della spontanea intesa e della stretta intimità che permettono di coltivare una conoscenza approfondita e vicendevole, necessaria alla promozione e al mantenimento di un sano e potente legame tra due distinte individualità.
La scarsa fiducia o l’inconsistente compatibilità tra i partner vengono spesso mascherate – soprattutto nelle fasi iniziali – dal desiderio romantico e sessuale, che può essere più o meno inconsciamente adottato come unico motivo per restare insieme soprattutto dalle coppie in cui almeno una persona è contraddistinta da una notevole insicurezza o dipendenza dall’altrui rimando, oppure nel caso in cui il matrimonio sia stato l’esito impulsivo di un’infatuazione non sorretta da un impegno sentito.
- Ed eccoci giunti, infine, alla settima ed ultima tipologia di amore, l’amore vissuto.
Sternberg l’ha proprio definito un amore “perfetto”.
Al di là di questo tipo di valutazione – con la quale comunque ritengo non si debba sminuire o banalizzare tutte le altre sei precedenti forme d’amore –, io vorrei invece farvi soffermare sul vero significato etimologico della parola “perfetto”.
Dal latino factus, participio passato del verbo facere, “fare”, e con la particella per ad indicare un’azione o un’essenza compiuta, questo sentimento è il prototipo ideale del connubio armonico tra intimità, passione e apertura alla progettualità e all’impegno. Ecco perché questa settima categoria a me piace definirla amore completo, proprio in virtù del fatto che viene, appunto, vissuto in ogni sua parte, ed è inoltre composto – ulteriore differenza rispetto ai suoi sei “cugini” – da tutte e tre le componenti fondamentali.
Sternberg stesso ammette che è un amore difficile da raggiungere, fino a quasi sembrare impossibile. Ma un aspetto ancora più arduo può essere mantenerlo nel tempo – integro, intatto e illeso.
Ciò è possibile solo grazie a un costante rinnovo – operato dal lavoro sinergico di entrambi i membri della coppia – di tutti e tre i vertici del triangolo dell’amore. Potranno senz’altro esserci momenti in cui il peso di tali fattori è sbilanciato, in cui uno prevale temporaneamente sugli altri divenuti nel frattempo più fragili, più vulnerabili; ma, coltivando le molteplici sfumature dell’amore senza privilegiarne troppo a lungo una a scapito delle altre, il risultato sarà – oltre ciò che cerchiamo – ciò di cui abbiamo bisogno.
Ci sono persone che non conosceranno mai l’amore completo nella loro vita, altre che non sono interessate a provarlo, ma per chi lo anela il mio consiglio e invito è quello di non demordere. Naturalmente possiamo in alcuni momenti sentirci malinconici, sfiduciati, rassegnati perfino. Ma se è questo ciò che bramiamo, arrendersi a tempistiche che percepiamo – e non necessariamente sono – tardive non fa che giocare a nostro sfavore.
Credo assolutamente in un concetto che di nuovo ci tengo ad esprimervi con un altro mio “aforisma”, e cioè che a volte (se non addirittura spesso)
“l’amore vero si presenta finalmente a bussare alla nostra porta proprio quando non siamo più sull’uscio a scrutare i passanti all’esterno.”
Ovviamente, però, quando sentiamo suonare il campanello, dobbiamo fare anche noi la nostra parte: concederci di accorgercene, spalancare allora i battenti e accoglierlo a braccia aperte.
Il mio SITO WEB (consulenze, video-sedute, aree di intervento, recensioni e contatti):
Psicologo Treviglio – Dott. Jacopo Pesenti – Studio di Psicologia
Spero “con tutto il cuore” che questo articolo vi sia piaciuto, augurandomi che possa essere stato per voi lettori anche un’occasione per riflettere su una tematica così importante – eppure troppo spesso data per scontata – quale è l’amore e le sue possibili manifestazioni.
Come sempre, vi invito a lasciare dei commenti a quanto avete appena letto.
Quante volte vi siete posti, cari lettori, delle domande circa l’identità dell’amore? E quante volte avete ottenuto, da voi stessi o dagli altri, delle risposte soddisfacenti? E ancora, sapevate che esistono più modi di amare una persona? Sulla base delle vostre – eventuali o reali, potenziali o attuali – esperienze, in quale tipologia di amore avete riconosciuto voi stessi e la relazione che avete intrattenuto o state intrattenendo con la persona che vi ha conquistato?
In attesa di un vostro parere o di eventuali domande, non mi resta che darvi appuntamento al mio prossimo articolo.
A presto!
Dott. Jacopo Pesenti
Buonasera Dott. Pesenti. L’articolo, ancorchè ben dettagliato e chiaro, farà sorgere dubbi in molte coppie che si domanderanno ………………….. ma noi dove rientriamo? Tra tutte le componenti che ha elencato, personalmente ritengo che la passione e l’intimità siano gli elementi fondamentali per mantenere una relazione ‘viva’ , duratura e al riparo da distrazioni esterne. In verità non immaginavo che la combinazione di questi due ingredienti portasse alla definizione di ‘amore romantico’ (che secondo il mio immaginario, e’ l’amore caratterizzato da tutt’altro che passione ed intimità ma bensì da qualcosa di molto più ‘ spirituale’ ….. non so se ho reso l’idea). Al di là di dove una coppia si veda meglio collocata, credo che tre fattori siano fondamentali a determinare che tipo di amore si stia vivendo. La durata della relazione, l’età dei rispettivi amanti ed i fattori esterni. Per spiegarmi meglio, la storicità della relazione a mio giudizio è fondamentale per la costruzione di un progetto stabile; più l’età avanza e più credo sia inevitabile che la componente dell’amicizia sia preponderante rispetto alle altre per ovvi motivi biologici; infine i fattori esterni spesso sono da ostacolo alla realizzazione di un progetto ed all’assunzione di un impegno ancorchè voluto (vds per esempio coppie che hanno avuto figli da precedenti relazioni, la distanza e la conseguente difficoltà della coppia a ipotizzare nell’immediato futuro un progetto stabile e duraturo). La mia conclusione è che ogni coppia si possa identificare in una della tipologie di amore di cui sopra, ma che la tipologia attribuita non sia necessariamente definitiva ma anzi possa variare nel tempo per le variabili a cui ho accennato. Il suo augurio, quello dell’amore perfetto, credo sia tutto ciò che una coppia possa desiderare ma in realtà, peccando forse di pessimismo, penso che nel momento in cui si introduce una nuova componente e ne viene a mancare un’altra automaticamente si possa passare da una tipologia di amore all’altra, ma soprattutto il rischio è che il rapporto sbilanciato delle singole componenti, anche se tutte presenti, possa essere vissuto/sofferto in maniera sbilanciata dai due amanti portando alle cosiddette crisi di coppia (vds per esempio la differenza importante di età che caratterizza molte coppie). Comunque al di là delle mere considerazioni fatte, dalle quali potrà essere emersa la mia vena pessimistica, credo che l’importante è che l’amore sia vissuto, anche se non completamente in tutte le sue sfaccettature, in modo tale da far stare bene l’altro e se stessi!
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Buongiorno Maria Grazia,
che piacere risentirla!
Inizio subito specificando che il termine “amore romantico” è stato fatto corrispondere al binomio intimità-passione da Sternberg; tuttavia sì, ha un’accezione diversa dal modo con cui siamo soliti riferirci ad esso nel linguaggio quotidiano o in quello dei media.
Sono inoltre molto felice che abbia colto il messaggio che, in maniera ancora più esplicita, avevo in programma di approfondire in un futuro articolo riguardante l’amore. Lei è infatti assolutamente nel giusto quando sostiene che si può passare da una tipologia d’amore all’altra. Noi esseri umani siamo duttili, complessi, trasformativi e in continuo divenire: non può che essere altrimenti per i sentimenti che proviamo l’uno per l’altro.
E questo anche a causa delle – e a volte grazie alle – vicissitudini che ci toccano in sorte nella vita, quelli che anche lei ha ben denominato fattori esterni. E’ vero anche che, con il passare del tempo, alcune coppie possono sentirsi molto più “amiche” di prima, essendo anche secondo me la passione una delle componenti meno durature nel tempo, ma bisogna anche riconoscere che questo non accade sempre e necessariamente: ci sono anche partner che riescono a mantenere intatta negli anni – biologicamente, ma soprattutto psicologicamente – la fiamma della passionalità, che arde fiammeggiante – magari solo con un differente tipo di scintille – anche in età molto avanzata.
Comprendo quello che lei definisce un suo “pessimismo”, ha ragione. A volte anch’io reputo più realista – piuttosto che pessimista – il pensiero per cui è raro raggiungere il settimo tipo di amore, quello che a me piace definire “completo”.
Ma “raro” non significa in effetti impossibile, e a volte – questo è il mio augurio per tutti quanti – nemmeno difficile da raggiungere. Sta a noi, poi, coltivarlo e dare amorevole sostentamento alle sue radici.
Un caro saluto e alla prossima!
Dott. Jacopo Pesenti
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Buonasera Jacopo, trovo giusto che l’argomento dell’articolo venga trattato in questo periodo visto che sta per arrivare la festa degli innamorati (San Valentino per l’appunto). Devo dire che, per quanto mi riguarda, l’amore è un sentimento che si prova in molteplici occasioni, perché io considero che la parola AMORE possa estendersi ben oltre il ruolo di coppia, ad esempio si amano i propri figli, si può amare la propria casa,un libro particolarmente avvincente, un dono inatteso e perciò più gradito), si possono amare i propri animali o si può amare la compagnia di alcuni amici, si possono amare alcuni momenti della propria vita o si possono amare i ricordi e così via……
Si può addirittura essere innamorati dell’amore,il provare emozioni che ci spingono a sentirci attratti da quello che questo sentimento potrebbe riservarci. Non so se ho reso l’idea (è complicato da spiegare). Va da sé che senza amore non ci si sente vivi, non ci si sente completi, non ci si sente del tutto appagati o realizzati.
T ornando all’amore inteso tra persone sono d’accordo sul fatto che l’amore è più democratico di ogni governo, perché l’amore,come scritto nell’articolo, non guarda l’età (può essere giovane o anziano o di mezz’età), non vede il bello o il brutto, non prova pregiudizi razziali, sociali, religiosi o politici, non guarda al genere. Insomma come dice un proverbio “l’amore è cieco”, ma non perché non vede quello che ha davanti, bensì perché lo vede con altri occhi, gli occhi, appunto, dell’amore.
Sono rimasta meravigliata per quello che riguarda l’amore romantico io ho sempre considerato questo tipo d’amore un sentimento basato su emozioni caste, eteree, un connubio tra anime, menti e cuori, un amore platonico, non avrei mai pensato che una sua componente fosse la passione.
Continuando la lettura delle varie tipologie dell’amore devo dire che mi sono rispecchiata in più di una di esse, per cui mi trovo un po’ spiazzata (anche se un’idea ce l’avrei) . Quello che preferisco è senza ombra di dubbio l’amore vissuto o perfetto. Devo dire però che la definizione amore completo è di gran lunga più azzeccata (a me piace molto e poi rende di più l’idea).
Cosa dire invece dell’Infatuazione? Come scritto nell’articolo si parla di amore a prima vista, ma anche se di norma dovrebbe essere un amore di breve durata, “non facciamo di tutte le erbe un fascio” e come tiene a precisare anche il Dott. Jacopo, anch’io sono fermamente convinta che questo tipo d’amore potrebbe trasformarsi in qualcosa di molto speciale e duraturo. Potrebbe diventare amore completo.
Leggendo invece il passaggio dove nell’articolo si dice che vi è anche la possibilità di non essere attratti da nessuno dei due sessi, questa cosa mi giunge nuova e mi sorprende, potrei avere una spiegazione? Può rientrare nel caso di cui parlo sopra e cioè di essere innamorati dell’amore? O può essere che qualcuno sia innamorato di se stesso? Oppure ci si può innamorare di una cosa, di un oggetto (tipo auto, moto, ecc.)? Se così fosse che tipo di rapporto potrebbe intercorrere tra un uomo/donna e un oggetto inanimato? Per me è un vero mistero, perché non riesco proprio ad immaginare che cosa potrebbe essere la fonte ed il fine in una relazione di questo tipo. La mia è pura curiosità e non vuole essere in alcun modo un pregiudizio o una critica a nessuno, perché giustamente l’amore è più democratico di ogni governo.
Ok. Per concludere auguro a tutti (innamorati e non) un buon San Valentino.
Patrizia.
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Buongiorno Patrizia,
grazie mille per il tuo bellissimo commento!
Mi trovi totalmente e assolutamente d’accordo: l’amore è un’energia molto intensa e potente, tanto vitalizzante quanto necessaria.
Prima o poi ognuno di noi si troverà, indipendentemente dalla tipologia di amore che si troverà a vivere nella coppia, a provare questo sentimento per qualcuno. Ma è questo il punto: oltre che per “qualcuno”, si può senz’altro secondo me provare amore anche per “qualcosa”, e ho molto apprezzato tutti i tuoi esempi, dalla propria casa ai libri che tanto ci fanno viaggiare, così come ai ricordi di eventi di vita (gli animali, che adoro, ovviamente li faccio rientrare nel termine “qualcuno”, non in “qualcosa”).
Bellissima e molto azzeccata tra l’altro la sua riflessione circa la possibilità di amare l’amore stesso. Questo in psicologia si chiama “meta-amore”, e ribadisco che ciò che hai condiviso tramite il tuo commento con me e con tutti i lettori di questo blog costituisce un concetto davvero prezioso, ti faccio i miei complimenti!
A tal proposito, la mia opinione personale e professionale è che proprio l’amare il sentimento d’amore, il piacere e il beneficio che si ricava dalla propensione a concederselo, rappresenta un fattore protettivo alla conservazione dell’amore, sia dentro di sé nel proprio “io”, in attesa di renderlo noto all’altra persona, sia all’interno di una relazione di coppia.
Come dicevo anche ad un’altra mia lettrice, di cui può leggere il commento poco sopra, l’amore romantico comprende sì in psicologia – almeno secondo la nomenclatura di Sternberg – la dimensione della passione. Nel linguaggio quotidiano e cinematografico, invece, viene spesso fatto coincidere perlopiù con l’amore platonico.
La ringrazio per tutti i suoi apprezzamenti, sia per la mia definizione di “amore completo” che per i miei personali aforismi, nonché per aver concordato con me sul fatto che anche un’infatuazione può trasformarsi in un amore solido e duraturo.
Mi fa inoltre piacere che mi abbia chiesto di spiegarle in cosa consiste l’asessualità. E’ una tematica che in realtà troverà ampio spazio in una sezione di articoli che scriverò in futuro incentrata sulla sessualità e sull’orientamento sessuale, ma rispondo subito e volentieri alla sua domanda.
Quando citavo la possibilità di non essere attratti da nessuno dei due sessi biologici, mi riferivo appunto all’asessualità. Essa è un tipo di orientamento sessuale, che consiste nel non provare alcun tipo di attrazione fisica e sessuale né per gli individui di sesso maschile, né per gli individui di sesso femminile.
Il provare amore, inteso come “attrazione sessuale”, per un oggetto – ad esempio, come tu citavi, una motocicletta – rimanda invece a tutt’altra questione, in cui credo sia sempre importante distinguere indagando come prima istanza se l’amore per l’oggetto specifico sia esclusivamente e direttamente legato all’oggetto stesso, se sia una sorta di feticismo o se invece esso sussista in quanto simbolo o richiamo di una più definita “totalità personologica”.
Sperando di essere stato il più chiaro possibile, non esitare, Patrizia – se questo sarà il tuo desiderio – a replicare a questo mio commento per sottopormi ulteriori tue curiosità.
Intanto ti auguro una buona serata!
A presto!
Dott. Jacopo Pesenti
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Buonasera Jacopo, da quanto letto l’asessualità non comporta attrazione fisica tra sessi, ma può esserci simpatia, comunicazione, rispetto e anche amore? Presumo di si e nel caso che tra la coppia ci sia da parte di uno e dell’altra attrazione sessuale, cosa succede? Uno per forza deve accettare le avance dell’altro o sbaglio? E in questo modo non è una forzatura, una mancanza di rispetto verso il proprio partner?
Riguardo al feticismo io l’ho sempre inteso come un atto di adorazione per un idolo, un idolatrare una statua, un determinato oggetto di culto, o mi sbaglio?
Poi vorrei dei chiarimenti sulla “totalità personologica” perché non so proprio di cosa si sta parlando.
Ringrazio e auguro buona serata. Patrizia
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Buonasera, Patrizia!
Esattamente: l’asessualità vera e propria non prevede un’attrazione fisica tra le persone coinvolte. Può anche esserci apprezzamento estetico per l’altrui aspetto, ma non si arriva a sviluppare alcuna attrazione sessuale.
Allo stesso modo, ci può certamente essere simpatia, rispetto e tutte quelle piacevoli sensazioni date da un legame sincero e disinteressato.
Per quanto concerne l’accettazione di un avance, la decisione sta ovviamente ad ognuno di noi. Di certo, però, se la viviamo come una costrizione, o peggio ancora ci sentiamo come in debito e dunque in qualche modo obbligati a corrisponderla anche quando non vissuta autenticamente, allora qualcosa di disfunzionale nella coppia si è senza dubbio creato.
Il rispetto, oltre che averlo verso le esigenze dell’altro, ricordo che è fondamentale averlo anche per se stessi.
Per quanto riguarda il feticismo, Patrizia, hai ragione, un’altra accezione del termine è proprio quella che tu hai riferito. In ambito sessuale, però, rimanda a tutte quelle circostanze in cui l’eccitazione sessuale è possibile solo per mezzo della vista, dell’esplorazione o della manipolazione di un oggetto specifico, che viene così investito della nostra libido e delle nostre più intime pulsioni.
Infine – e mi scuso se ho usato un termine un po’ troppo complesso – per “totalità personologica” intendevo semplicemente dire che a volte un oggetto può essere un diretto rimando alla totalità di una persona. Associandolo alla sua interezza, che amiamo in quanto tale, ne rappresenta una sfaccettatura e ci rievoca l’unica complessità rappresentata dall’essere umano che ha riscosso il nostro interesse. Era dunque un sinonimo di “totalità della persona”.
Sono molto contento che tu abbia voluto approfondire altri aspetti della questione: ti ringrazio e, come ormai ben sai, sono sempre volentieri disposto ad instaurare un sano e costruttivo confronto con te e con tutti gli altri miei lettori.
Ti auguro una buona serata, a presto!
Dott. Jacopo Pesenti
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