Buongiorno a tutti voi, cari lettori, e bentornati.
Ora che siamo esattamente a metà del mese di dicembre, ho pensato fosse il momento perfetto per trattare un argomento che il più delle volte si tende a banalizzare, ma che in realtà di puerile ha ben poco.
Quante volte nella vostra vita avete atteso con trepidazione l’arrivo del Natale?
Durante la vostra infanzia eravate ansiosi di assistere alla discesa di Babbo Natale attraverso la cappa del vostro camino?
Quanto spesso avete bramato di vivere quel momento, di cogliere il simpatico e panciuto omone vestito di rosso nella notte che poneva fine alla Vigilia e alla tanto sospirata attesa cominciata con la stesura della vostra lettera dei desideri?
Quanto avreste voluto sorprendere il prodigo e affabile vegliardo nell’atto di collocare sotto il vostro abete addobbato i doni che speravate con tutto il cuore di meritare?
Questo articolo – come tutti quelli che scrivo – è rivolto a chiunque abbia voglia di leggerlo, ma stavolta lo dedico in particolar modo a tutti i genitori e a tutti coloro che, in una certa misura, si sono trovati a dover affrontare l’improvvisa curiosità – o la graduale sospettosità – dei propri pargoli alla domanda “Ma esiste davvero Babbo Natale?”
E la domanda che in quel frangente credo sia frullata nella testa di molti di voi – e a cui con questo articolo è mio intento dare una risposta – è “Devo rispondere con sincerità a mio figlio?”
Ovvero: “Devo dirgli la verità? Devo rivelargli che sono io a depositare i pacchi regalo sotto l’abete in salotto? O è meglio continuare a fargli credere che il merito sia esclusivamente di Babbo Natale?”
Non c’è dubbio che, durante l’infanzia dei nostri figli, si ha la tendenza di avvolgere la realtà in un mantello protettivo, quello della fantasia e della creatività. Lo scopo è senz’altro quello di rassicurarli, di permettere di metabolizzare alcuni aspetti dell’esistenza, presentandoli ricoperti da una patina protettiva, mitigante e dolcificata. Sarebbe troppo spietato mostrar loro fin da subito com’è fatto il mondo, con le sue pecche e le sue criticità.
Non è un caso che infatti molti di noi nemmeno conoscono la versione originale di molte fiabe, le stesse che raccontiamo ai nostri figli la notte prima che si addormentino. Tutti siamo stati bambini, e chiunque ci abbia letto queste favole – se qualcuno ce le ha lette – avvertiva chiaramente il dovere di preservarci dai loro contenuti crudi – ma, proprio per questo, assolutamente realistici e plausibili.
Ma, dato che la premura natalizia dei genitori tutto è tranne che atterrente e spaventosa, quanto ha senso far perdurare ad oltranza il mito di Babbo Natale, capace di esaltare una realtà già di per sé amabile e degna di elogio?
Andando avanti in questo modo, si corre il rischio di esporli in seguito ad un trauma, lo stesso che tentiamo così strenuamente di risparmiare loro mentre sono giovani? Come sarà il loro impatto con la realtà quando prima o poi – ma inevitabilmente, ci tengo a sottolineare – scopriranno che siamo noi genitori a rivestire un ruolo principale nella loro felicità dicembrina? Come reagiranno di fronte alla scoperta che Babbo Natale non esiste o – per chi di noi è ancora determinato ad “udire il suono del campanello natalizio” – che non è l’unico dispensatore di regali?
Attenzione, non sto affatto dicendo che la figura di Babbo Natale debba essere estranea alle menti dei nostri figli.
Fintanto che sono piccoli, questo approccio alle festività natalizie non può che essere positivo. Genitori e figli – pur nelle loro differenze e nei loro distinti gradi di maturità – partecipano entrambi a tale ricorrenza, con le loro aspettative e le loro gratificazioni, riversandovi tutto il loro entusiasmo e il loro affetto.
La questione è tutta relativa alle tempistiche e alle modalità con cui comunicare che Babbo Natale non attinge solo dal suo sacco, ma anche dalla farina del nostro.
Quando si può dunque prendere correttamente la decisione di essere sinceri con i propri figli, senza temere più di illuderli ma nemmeno di urtare la loro sensibilità?
E in che modo è opportuno informarli al riguardo?
Il primo dato confortante – e allo stesso tempo potenzialmente spiazzante – che voglio fornirvi è che i bambini hanno un’elevata capacità di interpretare la realtà anche in giovanissima età.
Mentre è comune pensare che essi tendano facilmente a confondere – e a fondere – la dimensione reale con quella fantastica, già a partire dai 4 anni sviluppano invero la capacità di distinguere tra la realtà obiettiva e le differenti rappresentazioni che di essa si possono avere.
Uno dei precursori di tale facoltà è proprio il gioco simbolico, a cui i bambini ricorrono per dedicarsi alla dimensione della finzione, pur mantenendo presente da cosa si stanno discostando con la loro attività.
Da anni ormai la psicologia ha dimostrato quanto lo sviluppo cognitivo del bambino sia più rapido ed efficiente di quanto si credeva in passato. Con il cosiddetto processo del “far finta di”, egli si cala nella realtà da molteplici angolature, sperimenta differenti implicazioni, valuta diverse eventualità. Per lui è un gioco, perché procura divertimento, ma è anche una tappa fondamentale nel suo percorso individuale.
Tutte le volte che, pungolato dalla curiosità, partorisce ipotesi in merito a come Babbo Natale riesca a compiere il suo viaggio a bordo di una slitta guidata da renne volanti, ad insinuarsi silenzioso nelle case anche attraverso i comignoli più stretti e a consegnare una gargantuesca moltitudine di doni a tutti i bambini del pianeta nel giro di una sola notte non fa altro che allenare le sue capacità di ragionamento controfattuale.
Questa è una fase importantissima che lo predispone favorevolmente a sviluppare in seguito – solitamente a partire dai 12 anni – quello che in psicologia è noto come pensiero ipotetico-deduttivo, ovvero la capacità di formulare ipotesi sulla base dei dati a disposizione, di considerare contemporaneamente più aspetti di una situazione, di basarsi su tutte le caratteristiche di un evento – quelle meno immediate e salienti al pari di quelle più materiali ed esperibili ai sensi – e di riflettere sui nessi di causa e di effetto, arrivando così a sviluppare concetti più astratti ed evoluti.
La sua conoscenza del mondo sarà così guidata da leggi valide e generali e da princìpi sempre più universali.
Siccome però questa è una conquista i cui frutti sono parzialmente visibili già dall’età scolare, in virtù dell’esercizio e delle esperienze precedenti, non bisogna scoraggiare l’avventuroso e fantasioso itinerario che il bambino compie con la sua mente, specie se con la vivacità e la spontaneità naturalmente suscitate ogni anno dal Natale e dal suo simbolo per eccellenza.
Questa festività, ben al di là delle sole motivazioni consumistiche, costituisce un’ulteriore occasione per i bambini di sentirsi amati e apprezzati dalla cerchia dei famigliari, dai più stretti a quelli più lontani, che – se possibile – tendono a riunirsi per trascorrere insieme soprattutto ricorrenze come quella natalizia.
Se pertanto al bambino viene dichiarato, da compagni di scuola più grandi o da altri adulti, che Babbo Natale non esiste quando la sua età è inferiore ai 5 anni e la sua reazione è di profondo dispiacere, il consiglio a voi genitori è di adoperarvi subito per rassicurarlo.
Ad esempio, potreste dirgli che alcune persone non credono alla sua esistenza, ma che questo non vale per voi – e così, di rimando, sarà per lui.
Più dunque vostro figlio è piccolo e vulnerabile a tale consapevolezza, più sarà opportuno per voi incoraggiare le sue credenze su Babbo Natale. A partire dai 7 anni, infatti, la maggior parte dei bambini comincia a nutrire seri dubbi sulla plausibilità della questione, fino a diventare quasi totalmente scettici a 9 anni.
Ricordate, però, che più saranno elaborate e convincenti le storie che avete raccontato – o racconterete in futuro –, più i vostri figli saranno fervidamente convinti della veridicità di tali dettagli. Sappiate dunque che anche voi – e non solo la loro età – avete un ruolo nella formazione e nel loro attaccamento a tali credenze.
In ogni caso, tenendo conto anche delle differenze inter-individuali, il percorso di avvicinamento del bambino alla verità è graduale, quasi mai improvviso, e molti sono i casi in cui alla disillusione giunge da solo, in autonomia, grazie anche alle dissonanze e agli indizi contraddittori che egli è molto abile a cogliere e valutare.
Se il bambino si è quindi ben calato nei panni dell’investigatore, il mio suggerimento è di lasciare che sia lui a scoprire il tutto, astenendovi dunque da rivelazioni esplicite. Questo gli consentirà di sentirsi più vicino al mondo degli adulti quando perverrà alla fine della sua ricerca.
L’unica eccezione è quella per cui vostro figlio vi rivolge domande dirette, scegliendo voi stessi come testimoni finali per le sue indagini.
In tal caso, siate attendibili e dimostratevi degni della sua fiducia. Raccontandogli la verità e quanto sia stato piacevole anche per voi vivere da bambini con tutte le vostre energie il mito di Babbo Natale, egli vi ripagherà – dopo un lieve o addirittura assente tentennamento – con la grata comprensione di averla riposta nelle persone giuste.
Difficilmente si adirerà di fronte alla vostra ammissione.
La psicologia ha dimostrato infatti che i bambini già a 3 anni riescono a distinguere tra le bugie fini a se stesse e le “bugie bianche”, quelle cioè costruite sulla base di buone intenzioni.
Xu e alcuni suoi colleghi, ad esempio, hanno svolto uno studio nel 2010 che ha riscontrato come i bambini fossero perfettamente capaci di fingere di essere soddisfatti per un regalo ricevuto – in alcune condizioni, appositamente tale da non corrispondere ai loro gusti e alle loro aspettative –, se questo poteva evitare di ferire la sensibilità di chi lo aveva elargito. Se però si chiedeva loro di esprimere nuovamente un giudizio in assenza della persona che aveva consegnato il dono, questi non avevano alcuna remora a manifestare tutto il loro disappunto.
Come vi dicevo all’inizio dell’articolo, oltre alle tempistiche – e al senso di fiducia che instillate nei vostri figli – è di estrema rilevanza anche la modalità con cui comunicate loro la notizia. Se seguirete i consigli sopra riportati, non dovreste incontrare alcun problema nella gestione della loro emotività.
Anche la psicologa Carole Slotterback è giunta alla medesima conclusione. Raccogliendo centinaia di interviste di studenti nelle scuole, è emerso che la quasi totalità dei giovani ha accolto e accettato senza complicazioni le rivelazioni dei genitori o di altre persone in merito alla figura di Babbo Natale.
L’unico trauma significativo si è infatti verificato in una bambina, con cui il padre si era però giustificato adducendo come motivo il fatto che Babbo Natale non ci sarebbe stato più perché morto a causa di un infarto.
È chiaro che casi del genere – ma anche meno eclatanti – non rispettano la giusta direzione che la comunicazione genitoriale dovrebbe assumere, cioè quella della compartecipazione e del tatto misti ad una confidente responsabilizzazione dei propri figli.
Fingere oltre il necessario – e quindi mentire – non è sicuramente la strategia più appropriata.
Attenzione, quindi: a volte, più dei nostri figli, possiamo essere noi genitori a soffrire di più per la conclusione di questa preziosa e commovente avventura, che abbiamo contribuito a creare e a cui – a nostra volta – abbiamo preso parte non solo da bambini, ma anche da adulti.
Sito web di psicologia (consulenze, video-sedute e contatti):
Psicologo Treviglio – Dott. Jacopo Pesenti – Studio di Psicologia
Sperando che questo articolo possa essere stato per voi tanto piacevole quanto utile, non mi resta che chiedervi di esprimere il vostro parere al riguardo, lasciando qui sotto un commento al sottoscritto o a qualunque genitore con cui vogliate confrontarvi.
Avete già avuto modo di affrontare questo argomento con i vostri figli? E se la risposta è affermativa, come avete intenzione di agire ora – in seguito alla lettura di questo mio articolo – con i loro fratellini o le loro sorelline più piccole, quando arriverà il momento in cui anche la loro curiosità giungerà all’apice?
In attesa del mio prossimo articolo, a cui vi do appuntamento, vi porgo nel frattempo i miei più sinceri e calorosi auguri di Buon Natale – indipendentemente da chi sarà a consegnarvi i doni!
A presto e Buone Vacanze!
Dott. Jacopo Pesenti
Buongiorno Jacopo, sono Patrizia, mi trovo d’accordo con quanto scritto in questo articolo e ritengo che l’argomento “Babbo Natale” sia molto delicato. Da bambina aspettavo con ansia e dolce trepidazione la venuta del Babbo più popolare del mondo. Era un’attesa gioiosa, perchè la mattina di Natale sapevo che sotto l’Albero avrei trovato i doni tanto sospirati e tanti dolcetti golosi. La tradizione quindi è proseguita con vero piacere quando io e mio marito Ugo siamo diventati genitori. Che bello andare a comprare i regali richiesti nella lettera a Babbo Natale dai nostri bambini, nasconderli e di notte senza fare rumore e attenti ad ogni respiro, sistemare sotto l’albero tutti i doni. Che bello leggere sui loro visi la meraviglia e la gioia di questo momento………
Poi un anno le bambine sono venute a conoscenza della verità da un cugino più grande, avevano circa 10 anni e quando mi hanno chiesto se era vero che Babbo Natale non esisteva e se eravamo noi a comprare i regali, la mia risposta è stata: “se voi credete che esiste, Babbo Natale continuerà ad esistere nei vostri cuori”.
Vedendo la delusione sui loro visi, sono rimasta molto male, avevo infranto i loro sogni……
Ora in questi giorni festosi ci piace vedere films e cartoni animati che parlano delle magie del Natale e loro scherzando mi ricordano quel giorno lontano, allora mi domando: “Avrei fatto meglio a dire una bugia a fin di bene per prolungare quel momento d’innocente felicità?…….
Prima o poi comunque la verità sarebbe saltata fuori.
Penso che la magia di questo periodo sia una cosa molto bella, ci si scambia gli auguri e i doni con sincero affetto, ci sentiamo più disponibili gli uni con gli altri, ci riuniamo in famiglia e il calore che ci circonda è un toccasana, un elisir d’amore.
Per finire, l’augurio che mando a tutti è di poter riscoprire il bambino che c’è in noi e che il Natale ci porta con la meraviglia e la magia che Babbo Natale ci regala.
Auguri!
Patrizia
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Buongiorno a te, Patrizia!
Il tuo commento mi rende davvero felice.
Dalle tue parole emerge chiaramente come sia tu che tuo marito Ugo abbiate saputo vivere intensamente e al meglio l’atmosfera del Natale, riuscendo pienamente a trasmetterla anche alle vostre figlie.
Al di là della sua connotazione religiosa, ritengo infatti che il Natale e il suo portavoce per antonomasia, Babbo Natale, siano il simbolo per eccellenza del ritrovo, della comunanza, della condivisione e del trascorrere gioiosamente e insieme un periodo dell’anno che ci ricorda e ravviva con illuminante sensibilità il nostro bisogno di affiliazione e il nostro desiderio di connetterci intimamente alle altrui esistenze.
Il vostro zelo e il vostro adoperarvi per le vostre figlie vi ha palesemente gratificato tanto quanto loro stesse alla vista dei frutti delle vostre premure.
Questo è senz’altro l’aspetto più importante!
Per quanto riguarda la tua reazione alle domande – come scrivevo nell’articolo, dirette – delle tue figlie, hai fatto bene a dare loro una risposta: ignorare la questione e protrarla oltre il necessario, avendo esse un’età di 10 anni e avendo ormai nutrito dei sospetti in merito in seguito alla rivelazione del cugino, sarebbe stato solamente deleterio.
D’altro canto, la tua risposta – pur mantenendosi ad un livello leggermente ambiguo – credo sia stata in grado di far capire loro la verità senza ferirle in maniera eccessiva, dando loro la possibilità di elaborare una realtà a cui avevano appena avuto modo di approcciarsi.
Non hai nulla da rimproverarti, su questo ci tengo a rassicurarti!
In questo modo, hai anche evitato di tradire la loro fiducia in voi genitori oltre lo shock iniziale dovuto al contatto con la nuova realtà.
Il fatto che l’episodio sia rimasto notevolmente impresso nella memoria delle tue figlie è secondo me da imputare sia alla tua risposta che all’impegno e alla dedizione che tu e tuo marito avete sempre profuso per far vivere loro un bellissimo e incantevole scenario ogni anno.
Condivido pienamente il tuo appello, il Natale è un’ottima e preziosa occasione per far emergere il “saggio e sanissimo bambino” che ognuno di noi porta dentro, ma che troppe volte non riusciamo a concederci di far fuoriuscire.
Colgo l’occasione per porti anch’io i miei più calorosi e sinceri auguri di Buon Natale, che ti chiedo di estendere anche alle tue figlie.
A presto!
Dott. Jacopo Pesenti
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