Buongiorno a tutti, cari lettori.
Ora che, con il mio scorso articolo (“COS’È LA PSICOPATOLOGIA – IL QUINTO CRITERIO”), ho completato la sezione di scritti tesi a fornirvi un quadro di quali sono i possibili criteri per individuare una psicopatologia, potrete comprendere ancora meglio le malattie mentali e le condizioni psicologiche che da oggi in poi vi esporrò facendole anch’esse rientrare tra gli argomenti delle mie pubblicazioni.
Vorrei, per essere più originale e non iniziare dalla canonica e iper-citata depressione – fin troppo spesso banalizzata e di cui tratterò in seguito –, dedicare l’articolo di oggi a un disturbo poco conosciuto e che eppure negli ultimi anni ha subìto un’ancor più considerevole e progressiva espansione: l’anoressia sessuale.
Il termine anoressia sessuale è stato introdotto per la prima volta nel 1975 da Patrick Carnes, un medico, psicologo e sessuologo statunitense specializzato nelle cosiddette dipendenze sessuali.
Chi mi segue conosce ormai perfettamente la mia passione per l’etimologia e la sua utilità, quindi non vi stupirà se vi informo che il nome di questo disturbo trae origine dal greco antico. Dall’unione dell’alfa privativa – che ne ribalta la valenza – con il vocabolo ὄρεξις (òrexis) – che significa “desiderio”, “fame” –, l’anoressia sessuale si configura dunque come l’assenza o la significativa riduzione dell’appetito (e quindi dell’interesse) sessuale.
Mentre i dipendenti sessuali – che rappresentano l’altro estremo del continuum –soddisfano la loro brama attraverso la promiscuità o mettendo in atto comportamenti ad alto rischio, gli anoressici sessuali fanno l’esatto contrario, si lasciano cioè “morire di fame”, negando a se stessi il piacere delle relazioni intime, del tocco amorevole e della genuina connessione con gli altri.
Al pari di chi rifiuta il cibo, l’anoressico sessuale si priva di tutta la carica, il sostentamento e l’energia che ricaverebbe dalle sfere emotiva e sensuale/sessuale, fondamentali per la sopravvivenza e il benessere psico-fisico dell’essere umano.
Questa condizione è conosciuta anche con altri due nomi: anafrodisia – termine poco noto – e desiderio sessuale inibito.
La sua gravità è dovuta anche al fatto che non solo viene a mancare il desiderio di fare l’amore – come accade nel disturbo da desiderio sessuale ipoattivo –, ma viene addirittura incrinata la possibilità da parte del soggetto di concedersi fantasie erotiche e stimoli fisici legati alla sessualità.
Si verifica così una sorta di “anestetizzazione dei sensi” – in buona parte favorita dalla persona stessa, che per una diversa serie di motivi può imporsi di non vivere i propri sentimenti e le proprie esigenze, talvolta arrivando addirittura a disconoscerli come se non li avesse affatto.
L’individuo cade così in quello che si potrebbe definire un graduale e problematico stato psico-fisico asessuato.
È come se il periodo refrattario – ovvero l’intervallo di tempo naturalmente contraddistinto da disinteresse e riposo dall’attività e che consegue ad una regolare e positiva vita sessuale – si sia allargato fino a coprire tutti gli spazi esistenziali dell’anoressico sessuale, tanto personali ed emotivi quanto relazionali.
Per quanto concerne le variabili demografiche, sappiate che l’anoressia sessuale riguarda tanto gli uomini quanto le donne e colpisce tutte le fasce d’età, anche quelle più giovani.
Un altro parallelismo tra anoressia sessuale e anoressia nervosa – ovvero il disturbo alimentare – è che, proprio come quest’ultima, anche la prima rappresenta il tentativo di stabilire un controllo sul proprio corpo tramite la negazione auto-imposta del piacere. Privandosi di sensazioni piacevoli legate al sesso e all’intimità, l’individuo va ovviamente contro la propria salute fisica e mentale, ma in questa mentalità avverte un certo grado di sollievo dovuto alla percezione – comunque illusoria – di avere potere sulla propria dimensione corporea, dato che è lui il responsabile della scelta di mantenersi lontano da una connessione fisica ed emotiva con gli altri – ma, ancor di più, con se stesso.
Ora, riunendoli in un elenco il più possibile chiaro ed esaustivo, vi riporto quali sono i sintomi con cui è solita manifestarsi questa patologia.
Non tutti devono essere necessariamente presenti: questa è la serie completa di cui anche solo alcuni possono concretizzarsi, purché in maniera rilevante e per una durata di almeno sei mesi.
- Paura eccessiva o persistente dell’intimità, del contatto sessuale, del piacere sessuale o anche di contrarre infezioni sessualmente trasmissibili.
- Fantasie e pensieri sessuali o erotici assenti o ridotti.
- Tentativi di avere un rapporto sessuale assenti o ridotti.
- Scarse reazioni agli approcci di una persona verso cui si prova attrazione.
- Eccitazione o piacere sessuale assente o ridotto in quasi tutte, se non in tutte, le occasioni (in media dal 75% al 100%).
- Preoccupazioni, anche ossessive, per la sessualità, le intenzioni e il comportamento sessuale degli altri (e talvolta anche per il proprio senso di inadeguatezza in tale ambito). Si giunge ad essere iper-vigili circa l’insorgenza dei propri impulsi sessuali, oltre che degli altrui desideri e manifestazioni di affetto.
- Assunzione di un atteggiamento negativo, rigido e giudicante nei confronti del sesso e dell’attività sessuale. Si può arrivare a provare una vera e propria avversione e disgusto per qualsiasi aspetto attinente alla più ampia sfera della sessualità.
- Dubbio, vergogna o disprezzo di se stessi a causa delle proprie esperienze sessuali. Concedersi di vivere la propria sessualità fa infatti sentire queste persone fortemente a disagio.
- Comportamenti auto-distruttivi per eludere, limitare o frenare il sesso. Lo scopo è infatti l’evitamento di tutto ciò che implichi il proprio coinvolgimento in fantasie e pratiche di natura intima o sessuale.
Ora che vi ho descritto nel dettaglio anche i sintomi e le manifestazioni dell’anoressia sessuale, vorrei infine illustrarvi un quadro generale delle possibili cause della sua insorgenza e alcune note di cautela.
Per quanto concerne i fattori che sono soliti provocarla, i più frequenti sono i seguenti:
- Abusi sessuali, principalmente – anche se non esclusivamente – se subìti nell’infanzia.
- Dismorfismi corporei, legati a una percezione distorta della propria corporeità e di sue presunte imperfezioni.
- Bassa autostima e senso di inadeguatezza.
- Educazione altamente repressiva o religiosa.
- Credenze erronee sul sesso derivate da un utilizzo non critico e sconsiderato dei mezzi di comunicazione (Internet, siti di pornografia, portali religiosi, politici e culturali).
- Educazione sessuale inadeguata, ricevuta il più delle volte nell’infanzia o nell’adolescenza da parte della famiglia o della scuola.
Molti di questi antecedenti inculcano infatti una visione del sesso e della sessualità fortemente irrealistica, incoerente, addirittura mortificante.
Anche nella mia pratica clinica, vi assicuro che non avete idea di quanto sia frequente riscontrare alla base di problematiche e inibizioni legate al sesso fattori soprattutto di origine religiosa e spirituale.
In persone con una bassa autostima e poco inclini ad accettarsi per chi sono davvero (questo, per esempio, può accadere in coloro che hanno un orientamento omosessuale), la religione – che leggono tuttavia in una chiave distorta, sminuente, dandole un’interpretazione tarpante e persecutoria – viene da loro volutamente e più facilmente fatta attecchire come strumento di auto-punizione, come pretesto per non esprimere la propria sessualità e credere che sia giusto – in nome di un comodo, deresponsabilizzante bene superiore – rinnegare le proprie esigenze e i propri sentimenti di essere umano.
Continuando a vivere – o meglio, “sopravvivere” – secondo questi schemi mentali, il soggetto con scarsa autostima, più vulnerabile a suddette influenze di tipo culturale, sarà ancora più minato nella considerazione che ha di se stesso, perché dentro di sé – più o meno consciamente – sa di stare facendo un torto alla sua persona e alla sua esistenza, finendo così per sviluppare un’autostima ancora più decadente, che lo porta ad avere difficoltà relazionali di sempre più ampio genere.
Infine, alcune precisazioni.
L’anoressia sessuale non deve essere confusa con l’asessualità, che – rientrando come l’eterosessualità, l’omosessualità e la bisessualità nelle varianti dell’orientamento sessuale – non si configura ovviamente come una malattia. Mentre nell’asessualità il desiderio di intimità fisica e sessuale con una persona è generalmente assente a priori, nell’anoressia sessuale esso è invece presente, ma la persona fa di tutto per evitare la sua soddisfazione in quanto lo vive con senso di colpa e talvolta addirittura vergogna e disprezzo di sé.
Sebbene possano a volte sfociare nell’anoressia sessuale, bisogna poi mantenere come totalmente differenti e distinti altri disturbi sessuali – quali la disfunzione erettile, l’eiaculazione precoce e l’anorgasmia –, sia che abbiano un’eziologia organica sia che siano di natura psicogena.
L’anoressia sessuale, per potersi veramente definire tale, non deve inoltre essere causata dall’abuso di sostanze psicotrope, sebbene nell’individuo possano coesistere in maniera contemporanea molteplici forme di dipendenze (come da droghe, da cibo o da farmaci).
Infine, essa non è spiegabile da motivazioni mediche come la presenza di squilibri ormonali. Nell’anoressia sessuale il desiderio erotico e di contatto intimo non è compromesso in partenza, bensì è il soggetto stesso che – seguitando volontariamente a gettare cenere sulla propria “fiamma interiore” – arriva a sperimentare un offuscamento delle proprie esigenze, fino ad auto-suggestionarsi e credere che non sia sua volontà fare esperienza della propria sessualità.
È chiaro dunque come l’anoressia sessuale sia la manifestazione di una ben più profonda disconnessione da se stessi e dagli altri.
È necessario che essa venga esplorata ed approfondita per coglierne il suo vero significato. Solo affrontando le sue paure riguardo la vicinanza emotiva e fisica con gli altri chi soffre di anoressia sessuale può superare la propria vulnerabilità di fondo e iniziare così ad accettarsi, ad abbattere il suo terrore verso l’impegno e a costruire relazioni gratificanti.
Il mio SITO WEB (consulenze, video-sedute, aree di intervento, recensioni e contatti):
Psicologo Treviglio – Dott. Jacopo Pesenti – Studio di Psicologia
Eccoci giunti alla conclusione di questo articolo.
Che ne dite, cari lettori? Avevate mai sentito parlare di “anoressia sessuale”? E avevate già riflettuto circa un fenomeno di questo genere, che implica il totale disconoscimento di se stessi per quanto riguarda la propria sessualità e i propri bisogni di contatto ed intimità?
Conoscete qualcuno che rientra in questa condizione? O ancora, voi stessi avete mai attraversato – o state attraversando ora – un periodo caratterizzato da ciò che vi ho appena descritto?
Vi invito a lasciare un commento alla mia pubblicazione, a condividerla e a fornirmi un rimando se vi è piaciuta.
In attesa di un vostro riscontro, vi do appuntamento al mio prossimo articolo.
A presto!
Dott. Jacopo Pesenti
Un pensiero su “ANORESSIA SESSUALE – LA PAURA DELL’INTIMITÀ”